Tutto per una ragazza facile by Miss Black

Tutto per una ragazza facile by Miss Black

autore:Miss Black [Black, Miss]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: erotico
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Parcheggiai davanti a casa mia e mi accorsi subito che c’era un barbone addormentato davanti alla mia porta. La cosa mi stupì un po’: non era mai successo che un senzatetto si spingesse fino alla mia strada, per dormire. Di solito stavano dalle parti della metro o nel parco.

Presi lo spray al peperoncino dalla borsa e scesi dalla macchina.

Mi avvicinai.

Non era un barbone, era un uomo in jeans e t-shirt, con la testa piegata sulle braccia. I capelli scuri. Un’ancora su un deltoide.

«Jackson?».

Lui alzò la testa di scatto.

Mi mise a fuoco, mise a fuoco lo spray che avevo in mano e disse: «Aspetta».

Risi sottovoce e misi via lo spray. «Ma no. Pensavo che fossi un ubriaco o chessò io. Che cosa ci fai addormentato qua fuori?».

Anche se dentro di me lo sapevo già: portava i suoi casini nella mia vita.

Lui si passò una mano tra i capelli. «È un po’ imbarazzante».

Aprii la porta di casa. «Va be’. Vieni a imbarazzarti dentro, dai».

George era seduto a un paio di metri dall’ingresso. Quando entrammo ci rivolse uno sguardo di riprovazione che significava: perché non avete del tonno con voi? Che utilità avete, nel mondo, se non portate del tonno?

«Ehi, ciao, gattone...» disse Jackson.

George andò a strusciarsi, componendo degli otto attorno alle sue gambe e guardandolo con aria interrogativa: neppure un sandwich al tacchino? Del pastrami? Un po’ di gelato?

Non c’è quasi niente che il mio gatto non trovi appetitoso.

Jackson si chinò ad accarezzarlo e quella puttanella gli fece le fusa.

«Sei proprio una bellezza, eh?» lo vezzeggiò.

«Vuoi qualcosa da bere?» gli chiesi io.

Si raddrizzò. «Acqua. Sto morendo di sete. Poi me ne vado, sul serio».

Lo precedetti in cucina e gli versai un bicchiere d’acqua fredda.

«Spiegami che cosa ci facevi addormentato davanti a casa mia, piuttosto».

Aveva gli occhi gonfi, arrossati, e il mento ruvido di barba non rasata.

«Mi dispiace. Chissà che cosa hanno pensato i tuoi vicini».

Mi strinsi nelle spalle.

«Non lo so perché sono venuto qua. Stamattina c’è stato... il grande chiarimento con Gabbi, diciamo». Bevve un sorso. «Ho detto a mia figlia che io e la mamma ci stiamo separando».

Si passò una mano sulla faccia. La sua voce aveva tremato, sulle ultime parole.

Prese fiato. Bevve un altro grande sorso d’acqua.

«Poi sono andato al lavoro... sono tornato a casa mia – la casetta in affitto, intendo – ho mangiato... mi sono messo a letto...»

Fece un gesto vago.

«Poi non lo so. Non riuscivo a dormire, ero a pezzi. Non mi ricordo nemmeno come sono arrivato qua».

Era così disperato. Mi si stringeva il cuore.

Gli presi il bicchiere vuoto dalle mani e lo posai sul tavolo.

«Che cosa volevi?» gli chiesi, dolcemente.

«Non lo so. Stare con te». Chiuse gli occhi, poi li riaprì. «Stare con qualcuno» ammise.

Chinò la testa per baciarmi. Sentii le sue labbra sulle mie, i peli troppo cresciuti che mi solleticavano il mento, e il mio stomaco fece una capriola.

Ma non era giusto.

Mi allontanai di mezzo passo.

«Ci ho pensato, Jackson» dissi.

Lui deglutì. «Non farlo. Non so che cosa voglio, ma non è...»

«All’inizio mi serviva solo una mano per il video.



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